IFIGONIA
Mio Kiro Hito, prence samurai
il tempo passa e non mi chiavi mai!
KIRO
HITO
Desisti dalle inutili e vane spiegazioni,
non vedi che cominci a rompermi i coglioni?
IFIGONIA
Fammi vedere le palle di solido granito,
fammi toccare l'uccello almeno con un dito!
Dimmi cosa brami mio nobile signore:
ti bacio le palline o vuoi fare all'amore?
KIRO
HITO
C'è una cosa che ancora no ti ho detto,
un terribile segreto che brucia nel mio petto!
IFIGONIA
Deh, parla Kiro Hito, mio divino!
T'ascolto col canal di Bartolino!
KIRO
HITO
Un giorno, or son quattr'anni, soffrendo per un callo,
stavo prendendo un bagno nel grande Fiume Giallo
e, come è sempre in uso tra i nobili signori,
stavo rompendo il culo a paggi e valvassori.
Quand'ecco di lì passa un bonzo di Visnù
(allor mio caro amico, davamoci del tu)
il quale mi propose con sordido cinismo,
di fare nel suo culo, un giro di turismo.
Di meglio non bramavo, e come ardente toro,
soffiando a testa bassa mi infissi dentro il foro.
Ma quel vigliacco avea, nel nero tafanario
lungo, rapace e impavido, un verme solitario,
che, mentre mi godevo il morbido budello,
pian piano mi sbafava la punta dell'uccello.
Eccoti ormai svelato alfin tutto l'arcano:
il bruno Kiro Hito è privo di banano,
ed ora, mia diletta, quando voglio godere,
non ho altra risorsa che il buco del sedere.
IFIGONIA
Ignobile fellone, infame traditore!
La misera Ifigonia piombò nel disonore!
Fui vittima innocente di un infame tranello:
potea mangiarti, il verme, il cuore, non l'uccello!
Mi sento soffocare dal duolo che mi stringe,
per poco non mi scoppia di rabbia una salpinge!
KIRO
HITO
Tristissime giornate cul resto del mio uccello
passavo sulla torre sovrastante il mio castello;
ed intanto, tutto avvolto in tristi, neri veli,
strappavo singhiozzando i miei lucenti peli.
Alfine non rimase che un pelo sul coglione,
così senza conforto mi trassi dal balcone.
Ma appena giunto al suolo dileguò il mio tormento,
che si mutò in nuovo, grande godimento:
volle il cielo benigno che nel rapido giro
cadessi a culo nudo sul cazzo di un fachiro,
che da circa vent'anni restava contro il muro
muto, scarno, impassibile, ma con l'uccello duro.
Così da quel momento girai tutte le Corti
e di cazzi ne ho presi di dritti, lunghi e storti.
IFIGONIA
Furie d'Averno, o voi che anguicrinite
chiavar vi fate in pose pervertite
da quei ciclopi che hanno un occhio solo
perchè non vi pigliate mai lo scolo?
E tu, Giunone, che sull'Elicona
ti fai dal Can leccar sulla mona,
perchè non ti mangia un pezzo di grilletto
il cucciol tuo fetente e prediletto?
KIRO
HITO
Frena i tuoi detti alteri, taci Ifigonia, basta!
Abbi rispetto almeno per l'arte pederasta.
Tu non lo sai la gioia che ascende l'intestino:
questo lo dice un vecchio ed esperto culattino!.
RE
(entrando con una scatoletta in mano)
Ho sentito rumore dalla stanza vicina;
forse state cercando un pò di vaselina?
IFIGONIA
Anche la vaselina, duro scherno!
O padre maledetto, và all'inferno!
(gettandosi sui coglioni paterni)
Ecco ti mangio il destro ed ancora insisto:
ed ora stà sicuro, neppure Cristo
se pietà si prendesse del tuo guaio
ridar te ne potrebbe un altro paio.
Castrato sei, e se vorrai godere,
godrai tu pure usando il tuo sedere!
RE
Ahimè ahimè, qual visione orrenda!
Dei miei coglioni mia figlia fa merenda!
(si
accascia piangendo)
GRAN
CERIMONIERE (entrando di corsa)
Accorrete cortigiani, duchi, principi, baroni,
nobiluomini esercenti dei bei nobili coglioni,
voi, pulzelle e maritate, nobildonne e castellane
che battete di gran lunga le più celebri puttane,
tralasciate le chiavate, tralasciate anche i pompini,
sospendete, sospendete i consueti ditalini!
Ifigonia, la sovrana, impazzita da dolore,
si mangiò le grosse palle dell'astuto genitore!
(entrano
i cortigiani e le cortigiane in costume adamitico)
RE
Addio mio prode cazzo, piega da questa sera,
la rossa, audace testa un giorno tanto fiera!
Finirono le giostre e le dolci tentazioni:
non val robusta fava se priva di coglioni.
Addio vergini belle, che lasciaste l'imene
sopra la forte punta del mio robusto pene!
Addio, culi rosati di donne e di bambini,
addio, lingue sapienti, maestre di pompini!
da oggi tu negletto tu starai nelle mutande,
nè attingerà alle stelle, il tuo potente glande!
meglio sarebbe stato perder pur anche il cazzo,
ma perderlo da prode nel gioco del rampazzo!
Perir tu ben dovevi, ma in singolar tenzone
invece, ahimè, peristi da povero coglione!
GRAN
CERIMONIERE (rivolgendosi ad Ifigonia)
Io ti punisco col tormento duro
d'esser legata colla faccia al muro:
passerà tutto il popolo, e, con l'ano,
farai da monumento vespasiano.
IFIGONIA
(avanzandosi alla ribalta come in estasi)
Sognavo un cazzo forte, da bambina,
e supplicavo Giove ogni mattina,
affinchè, come accadde un giorno a Eunica,
mi accadesse di rompermi la fica.
Così non fù; la Provvidenza grande,
che gioia e dolore in terra spande,
mi volle sposa a te, che sei carino,
ma col difetto di esser culattino.
Da prode morirò, come Raniere,
che non potè inculare lo sparviere;
Addio Kiro Hito, un dì mio sposo;
e tira l'acqua del water-closo!
(attraversa
la scena di corsa e si getta dentro il water-closed; Kiro Hito
impassibile tira l'acqua; il popolo si inginocchia e piange).